25 Aprile: perché è importante ricordare

Il 25 aprile non è solo un giorno di festa nel calendario italiano: è la Festa della Liberazione, una data carica di significato storico, civile e umano. Come educatrice, sento il bisogno – e la responsabilità – di trasmettere alle nuove generazioni il valore profondo di questa ricorrenza.

Cosa celebriamo il 25 aprile?
Il 25 aprile 1945 segna la fine dell’occupazione nazifascista in Italia e la vittoria della Resistenza, il movimento formato da donne e uomini che hanno lottato per la libertà, spesso a costo della propria vita. È un giorno simbolico, scelto per rappresentare il momento in cui l’Italia ha ripreso in mano il proprio destino e ha cominciato a costruire la democrazia in cui oggi viviamo.

Una memoria viva
Parlare del 25 aprile significa parlare di coraggio, di scelte difficili, di ideali come la giustizia, la libertà e la dignità umana. Non è solo “storia passata”: è un’eredità che viviamo ogni giorno. In classe, nei gruppi educativi, nei laboratori, cerco di stimolare la riflessione su cosa significhi oggi “essere liberi” e “prendere posizione”.

Educare alla cittadinanza
Il 25 aprile è anche un’occasione preziosa per educare alla cittadinanza attiva. Ricordare la Resistenza non significa glorificare la guerra, ma ricordare che la pace e la democrazia sono frutto di scelte consapevoli e partecipate. Ogni piccolo gesto, ogni parola, ogni confronto rispettoso è un atto di resistenza quotidiana contro l’indifferenza, l’odio e l’ingiustizia.

Un invito a partecipare
Invito bambine, bambini, ragazze e ragazzi (e anche gli adulti!) a partecipare alle iniziative che si svolgono in tutta Italia: cortei, letture, mostre, incontri con i partigiani o con chi custodisce la loro memoria. Perché la storia si comprende meglio quando si vive, si ascolta e si condivide.

Il 25 aprile è di tutti. Custodiamolo, celebriamolo, raccontiamolo.

Addio a Papa Francesco: un uomo di fede, dialogo e riforma

Oggi, 21 aprile 2025, il mondo piange la scomparsa di Papa Francesco, il 266º Vescovo di Roma, che ci ha lasciato all’età di 88 anni nella sua residenza di Casa Santa Marta, in Vaticano. La sua morte, avvenuta dopo un lungo ricovero per polmonite bilaterale, segna la fine di un pontificato che ha segnato profondamente la Chiesa e la società mondiale.

Nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires nel 1936, è stato il primo Papa latinoamericano, gesuita e il primo a scegliere il nome Francesco, ispirandosi al Santo di Assisi, simbolo di povertà, pace e amore per il creato

Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha promosso una Chiesa più vicina agli ultimi, alle periferie esistenziali, ai poveri e agli emarginati. Ha lanciato encicliche storiche come Laudato si’, che denuncia il degrado ambientale, e Fratelli tutti, che invita alla fratellanza universale e alla solidarietà

Personalmente, ho avuto la grazia di vivere sotto il pontificato di tre Papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco. Giovanni Paolo II è stato il primo Papa che ho conosciuto, un uomo di grande carisma e spiritualità. Con il tempo, ho imparato ad apprezzare anche i suoi successori, ognuno con la propria unicità e contributo alla Chiesa.

Papa Francesco, con la sua umiltà, il suo coraggio nel promuovere riforme e il suo impegno per la giustizia sociale, ha lasciato un segno indelebile. La sua morte ci invita a riflettere sul suo messaggio di misericordia, dialogo e apertura.

Come donna di fede, credo che ogni persona viva la propria spiritualità in modo unico. La vita frenetica di oggi ci permette di avvicinarci alla fede secondo i nostri tempi e modi. Indipendentemente dal credo religioso, tutti conoscono il Papa e rispettano la sua figura. Ogni religione ha il suo cammino, ma il rispetto reciproco è fondamentale per una convivenza armoniosa.

Concludo questo articolo con una preghiera per Papa Francesco:

“Signore, accogli nella Tua pace il nostro amato Papa Francesco.
Grazie per il suo esempio di fede, speranza e carità.
Concedigli la gioia eterna nel Tuo regno.
Amen.”

Che il suo esempio continui a ispirarci nel nostro cammino di fede e umanità.

Romanzi storici – I Pilastri della Terra di Ken Follett

Quale libro potresti leggere più e più volte?

I libri hanno un potere straordinario: ci permettono di vivere più vite, di viaggiare in epoche passate, di entrare in contatto con personaggi che diventano amici, nemici, ma soprattutto fonti di riflessione. Alcuni libri, però, non si esauriscono mai. Li leggi una volta, poi una seconda, una terza, e ogni volta che torni sulle loro pagine, scopri qualcosa di nuovo, un dettaglio che prima ti era sfuggito, un personaggio che ora vedi con occhi diversi. Un romanzo che offre questa esperienza è senza dubbio I Pilastri della Terra di Ken Follett.

Perché rileggere un romanzo storico?

Il romanzo storico è un genere che ci regala la possibilità di entrare in contatto con il passato, di esplorare eventi, luoghi e personaggi che hanno segnato la storia, ma lo fa in modo che possiamo rivivere quelle esperienze attraverso gli occhi dei protagonisti. Il motivo per cui i romanzi storici sono perfetti per essere letti più volte è legato proprio a questa caratteristica: ogni volta che ci immergiamo in una storia ambientata in un’epoca passata, scopriamo non solo nuove informazioni sui fatti storici, ma anche nuove sfumature della psicologia dei personaggi e delle dinamiche sociali e politiche.

In particolare, I Pilastri della Terra è un romanzo che, oltre ad avere una solida base storica, ci offre un ampio panorama di emozioni, conflitti e riflessioni, che ci invitano a tornare su quelle pagine più e più volte. Ogni lettura, infatti, ci fa scoprire qualcosa di nuovo, sia sul periodo medievale in cui è ambientata la storia, che sulle complesse vicende che legano i suoi protagonisti.

I Pilastri della Terra: un romanzo che cresce con te

Ambientato nell’Inghilterra del XII secolo, I Pilastri della Terra racconta la storia della costruzione di una cattedrale gotica, ma anche e soprattutto dei destini intrecciati di personaggi straordinari, come Tom Builder, Aliena, William Hamleigh, e il monaco Philip. La trama si snoda tra guerre, intrighi politici, amori proibiti, lotte di potere e lotte interne, creando un affresco che ti cattura dalla prima all’ultima pagina.

Quello che rende questo romanzo speciale è la sua profondità emotiva e la complessità dei suoi personaggi. Ad ogni lettura, si scoprono nuovi dettagli sul loro sviluppo, sulle loro motivazioni e su come le loro azioni influenzano il corso degli eventi. Ad esempio, la figura di Tom Builder, l’architetto che sogna di costruire la cattedrale, diventa ogni volta più ricca di significato, in quanto il suo sogno non è solo quello di erigere un edificio, ma anche di lasciare un segno duraturo nel mondo, un tema che si ripete e si approfondisce man mano che conosciamo meglio la sua storia.

Anche il monaco Philip, con il suo fervore religioso e la sua dedizione al bene della sua abbazia, diventa un personaggio sempre più complesso da comprendere e da apprezzare, soprattutto quando si confronta con i temi della fede, del potere e della giustizia. Ogni lettura rivela nuovi aspetti del suo carattere e delle sue motivazioni, che a prima vista potrebbero sembrare semplici, ma che, pagina dopo pagina, mostrano una profondità sorprendente.

Il fascino della ricostruzione storica

Un altro aspetto che rende I Pilastri della Terra un libro che vale la pena leggere più volte è la ricostruzione storica. Follett è un maestro nel mescolare la narrativa con dettagli storici accurati, creando un ambiente che sembra prendere vita sotto i nostri occhi. La descrizione delle città medievali, dei castelli, delle abbazie e soprattutto della costruzione della cattedrale di Kingsbridge è incredibilmente dettagliata e affascinante. Ogni volta che torniamo a leggere il romanzo, possiamo apprezzare di più la cura con cui l’autore ha ricostruito il periodo medievale, tanto nei suoi aspetti materiali quanto in quelli culturali e sociali.

Ad ogni lettura, inoltre, diventa sempre più interessante esplorare i temi della lotta per il potere, delle disuguaglianze sociali e della spiritualità, che attraversano le vicende dei protagonisti e le scelte politiche dell’epoca. Questi temi sono universali e senza tempo, rendendo il romanzo non solo un affascinante viaggio nel passato, ma anche una continua riflessione sul presente.

Un libro che ti lascia sempre qualcosa di nuovo

In definitiva, I Pilastri della Terra non è solo un libro che ti appassiona per la sua trama avvincente e per i suoi personaggi indimenticabili. È un’opera che ti invita a riflettere e a scoprire nuove sfumature con ogni rilettura. La bellezza della storia non sta solo nel fatto che sia ambientata in un’epoca storica affascinante, ma anche nella sua capacità di evolversi ad ogni lettura, offrendo nuove chiavi di lettura e nuove emozioni.

Ogni volta che torni su questo libro, puoi scoprire un dettaglio che prima ti era sfuggito, un momento che prima avevi interpretato in modo diverso, o un personaggio che assume un significato diverso a seconda della tua crescita personale. Questo è il vero potere della lettura: un libro che puoi leggere più volte e ogni volta scoprire qualcosa di nuovo.

Conclusioni

Se non l’hai ancora letto, I Pilastri della Terra di Ken Follett è senza dubbio uno di quei romanzi storici che merita di essere vissuto più di una volta. La sua capacità di mescolare storia, emozione e riflessione lo rende un libro che cresce con te, che ti accompagna nel tempo e che ti regala una nuova prospettiva ad ogni lettura.

Quindi, se stai cercando un romanzo storico da leggere e rileggere, I Pilastri della Terra è una scelta perfetta. Non solo ti permetterà di viaggiare nel passato, ma ti offrirà anche una continua riflessione sulla natura umana e sul significato della costruzione, sia fisica che emotiva, della nostra vita.

“Storia di una capinera” di Giovanni Verga: una storia di libertà negata

Introduzione

“Storia di una capinera”, pubblicato nel 1871, è uno dei romanzi più emozionanti e struggenti di Giovanni Verga. Attraverso la forma epistolare, l’autore racconta la vicenda di Maria, una giovane costretta a prendere i voti contro la propria volontà. La sua storia è un grido soffocato di dolore e desiderio di libertà, un tema che, nonostante il contesto storico, continua a essere profondamente attuale.

Trama

Maria è una ragazza cresciuta in convento, lontana dal mondo e dalle sue emozioni. Quando un’epidemia la costringe a tornare momentaneamente a casa, scopre la bellezza della vita fuori da quelle mura: i colori, gli affetti familiari e soprattutto l’amore. Conosce Nino, un giovane che risveglia in lei sentimenti nuovi e travolgenti. Tuttavia, la sua felicità è destinata a essere spezzata: la famiglia ha già deciso il suo futuro, e Maria deve tornare in convento. La disperazione la consuma giorno dopo giorno, portandola infine a una fine tragica.

Temi principali

Uno degli aspetti più toccanti del romanzo è il contrasto tra libertà e costrizione. Maria è paragonata a una capinera, un uccellino che vorrebbe volare libero ma viene rinchiuso in una gabbia. Questo simbolo racchiude il destino della protagonista, che non può opporsi alla volontà della famiglia e della società.

Un altro tema centrale è la condizione della donna nell’Ottocento. Maria, come molte altre giovani dell’epoca, non ha il diritto di scegliere il proprio futuro. Il matrimonio o il convento erano le uniche opzioni, e il volere della famiglia aveva più peso della felicità personale.

Infine, il romanzo riflette il tipico pessimismo del Verismo: non c’è un lieto fine, solo una rassegnazione dolorosa a un destino ingiusto. Verga mostra come le classi più deboli siano spesso vittime di imposizioni sociali, senza possibilità di ribellarsi davvero.

Un messaggio ancora attuale

Sebbene Storia di una capinera sia ambientato nel XIX secolo, il suo messaggio resta attuale. Ancora oggi, in molte parti del mondo, ci sono persone, soprattutto donne, costrette a matrimoni combinati o a seguire percorsi di vita imposti dalla famiglia. Anche in società più moderne, capita spesso che le scelte personali vengano ostacolate da pressioni sociali e aspettative.

Maria rappresenta tutte quelle persone che lottano per affermare la propria identità ma si trovano intrappolate in situazioni che non hanno scelto. La sua storia ci ricorda quanto sia importante difendere il diritto di essere liberi, di amare chi si vuole e di costruire la propria felicità senza imposizioni.

Perché consiglio questo libro?

“Storia di una capinera” è un romanzo toccante, scritto con uno stile semplice ma profondamente emozionante. Leggendolo, ci si immerge nei pensieri di Maria, sentendo sulla propria pelle la sua sofferenza e il suo desiderio di libertà. È una lettura che fa riflettere, che ci porta a interrogarci su quante persone, ancora oggi, si trovino in una situazione simile.

Lo consiglio a chi ama le storie intense e drammatiche, a chi vuole conoscere meglio la società dell’epoca e a chi cerca un libro capace di far emergere emozioni profonde. È un’opera breve, ma con un impatto che rimane nel cuore a lungo.

Conclusione

Giovanni Verga, con Storia di una capinera, ci regala un romanzo struggente e attuale, che parla di sogni infranti e libertà negate. Maria è il simbolo di chi non può scegliere il proprio destino, e la sua voce continua a risuonare anche oggi, ricordandoci quanto sia preziosa la libertà.

Se non lo avete ancora letto, vi invito a farlo. È una storia che merita di essere conosciuta e che, una volta letta, difficilmente si dimentica.